Yorkshire 2019, Bettiol, Colbrelli, Trentin e Viviani in ricognizione sul percorso iridato: “Più duro del previsto”
Il CT della Nazionale Italiana Davide Cassani ha già la testa ai mondiali nello Yorkshire 2019. Sfruttando questi giorni di relativa tranquillità, l’ex commentatore della Rai è stato in ricognizione sul percorso che i suoi ragazzi dovranno affrontare il prossimo 29 settembre, portando con sé alcuni possibili capitani, come Alberto Bettiol (EF Education First), Sonny Colbrelli (Bahrain-Merida), Matteo Trentin (Mitchelton-Scott) e Elia Viviani (Deceuninck-Quick-Step). I primi tre sono reduci dall’Amstel Gold Race e sono volati direttamente in Gran Bretagna dopo la corsa olandese.
L’impressione di tutti è che il circuito di 14 chilometri da ripetere sette volte sia più complicato di quanto si pensasse: “Abbiamo realizzato una ricognizione in particolare sulla parte finale del percorso ed in onestà pensavo fosse più “tenero” – ha ammesso Cassani – Il circuito presenta due strappi di cui uno abbastanza impegnativo ed un arrivo leggermente in salita. Non è per velocisti puri ma per uomini che sanno anche recuperare”.
Queste le impressioni di Colbrelli: “Circuito tosto. Non è per velocisti puri ma per passisti. Prima di entrare nel circuito ci sono tre salite a cui segue una fase centrale dove si può respirare un poco. Pensare ad un ipotetico arrivo? Potrebbe esserci un arrivo di 10/15 corridori. Vista la presenza di molti punti chiave, sarà proprio il percorso a fare selezione”.
Trentin non trova molte differenze con le corse appena affrontate in Belgio e Olanda: “E’ un circuito veramente duro perché nervoso con sali e scendi continui. C’è una salita decisiva che può fare la differenza. E’ un percorso da Classiche del Nord con molte variabili: la prima parte con strade ampie poi diventa nervoso ed è necessario saper recuperare bene. Mi piace. Molto. Sia nel chilometraggio sia nella morfologia. Sarà un mondiale molto interessante!”.
Sulla stessa linea d’onda il vincitore del Giro delle Fiandre 2019 Bettiol: “Quando entri nel circuito mancano ancora 98 km all’arrivo ed hai già nelle gambe le tre salite e la strada percorsa con l’asfalto ruvido tenendo in considerazione l’incognita del meteo. Poi ci si immette nel circuito che è impegnativo. Sì, è un mondiale duro! Un percorso che richiama le classiche del Nord dove è necessario saper dosare le energie, essere sempre concentrati, tentare il più possibile di stare davanti per non fare fatica nei ranghi inferiori. Duro anche per il chilometraggio: occorre fondo. Più duro di quello di Bergen 2017. Il percorso mondiale 2019 è davvero esigente!”.
Il più deluso è quindi probabilmente Viviani, che per resistere agli strappi dovrà incontrare una giornata super: “Il circuito è nervoso. Strappi. Sali e Scendi, non un attimo di respiro. E a 6/7 km dal traguardo c’è l’ultima salita. Se si sommano i chilometri realizzati per immettersi nel circuito e quelli del circuito, sì, certo è un mondiale che nel complesso è duro e nervoso. Dopo la Milano-Sanremo è la corsa più lunga. C’è da considerare anche questo: il chilometraggio ed in più l’incognita del tempo. Richiama molto le Classiche del Nord. È un arrivo per pochi“.
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